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Devo cancellare i commenti razzisti sulla mia pagina Facebook?

Il reato di discriminazione non comporta l'obbligo di moderare completamente il proprio sito di social media.

Il reato di discriminazione tutela la dignità umana e, indirettamente, la pace pubblica. Chiunque diffonda pubblicamente dichiarazioni razziste o omofobe, negando così la dignità umana delle persone interessate, è perseguibile. (Si veda anche: «È razzista condannare gli «uomini africani» in generale?»)

D'altra parte, non esiste una norma specifica secondo la quale gli utenti dei social network siano penalmente responsabili per i contenuti dei loro profili. Anche in questo caso si applica il normale diritto penale. Se una persona non modera sistematicamente i commenti sulla propria bacheca, non si tratta di una violazione del dovere rilevante ai fini del diritto penale. Ciò è stato confermato dal Tribunale federale nella sentenza del 7 aprile 2022.

Commenti razzisti sulla propria bacheca di Facebook

Un politico pubblica un testo su una scuola musulmana e aggiunge l'affermazione che l'infezione si sta diffondendo. Diverse persone commentano il post in modo razzista e un'associazione sporge denuncia. Il tribunale di polizia condanna i commentatori per aver fatto dichiarazioni razziste, ma assolve il politico perché non è penalmente responsabile di tali dichiarazioni. Il pubblico ministero ricorre in appello contro l'assoluzione presso il Tribunale penale cantonale. Quest'ultimo conferma l'assoluzione, quindi il pubblico ministero presenta un ricorso in materia penale al Tribunale federale, che lo respinge.

Un politico non è obbligato a moderare completamente il profilo Facebook

In questo caso, il noto e attivo politico pubblica quasi quotidianamente sul suo profilo Facebook e, stando alle sue stesse dichiarazioni, è consapevole che i suoi post possono suscitare reazioni polemiche. Cancella regolarmente i commenti e blocca anche numerosi profili affinché non possano più commentare la sua bacheca. Per quanto riguarda i commenti razzisti, tuttavia, non ne era a conoscenza fino all'apertura del procedimento penale. Pertanto, secondo il Tribunale federale, non poteva essere accusato di aver sostenuto attivamente e penalmente le affermazioni razziste.

Mentre la Procura sostiene che egli avrebbe dovuto esserne a conoscenza e quindi non ha agito per omissione, il Tribunale federale è di parere diverso. Anche su un sito con argomenti controversi, non esiste l'obbligo di monitorare costantemente e completamente i commenti.

Il Tribunale federale respinge il ricorso senza spese.

Aggiornato l'11 luglio 2024