Salute

Il medico può pubblicare la mia storia clinica sui social media?

Una cartella clinica è sensibile ai sensi della legge sulla protezione dei dati, per cui il paziente deve acconsentire alla sua pubblicazione. Uno scambio tra specialisti può anche essere «pubblico». Se il medico non rispetta la protezione dei dati, può essere su querela multato o addirittura condannato con una pena privativa di libertà.

La cartella clinica è un dato personale particolarmente degno di protezione. Se la stessa consente di trarre conclusioni sull'identità del paziente, la pubblicazione su una piattaforma di social media costituisce una violazione della personalità, ed è illegale. Se il paziente acconsente, la pubblicazione è generalmente consentita, ma il consenso deve essere esplicito.

Anche uno scambio tra professionisti può essere considerato «pubblico» ai sensi della legge sulla protezione dei dati. Con la pubblicazione illegale dei dati dei pazienti, il medico rischia una condanna penale.

Nessun paziente identificabile sui social media

Se un paziente è riconoscibile dalla descrizione o anche dalle immagini, il medico non è autorizzato a rendere pubblica la storia clinica attraverso i social media senza il consenso esplicito del paziente, per motivi di protezione della personalità e di legge sulla protezione dei dati. Ad esempio, il medico non può menzionare il nome del paziente; anche l'uso delle iniziali corrette può essere delicato. In nessun caso, inoltre, il medico può pubblicare le radiografie del paziente senza il suo esplicito consenso: a differenza della cartella clinica, le radiografie appartengono al paziente.

Anche lo scambio tra professionisti può essere «pubblico»

Il medico può discutere la storia clinica del suo paziente con colleghi specialisti e, in linea di principio, può anche utilizzare i social media per farlo. Tuttavia, ha la responsabilità di garantire che questo scambio rimanga privato e che solo le persone autorizzate abbiano accesso ai dati del paziente. Il momento in cui una discussione sui social media esce dalla sfera privata deve essere deciso caso per caso. Di norma, nel caso di scambi professionali tra medici, solo il team di cura immediato è considerato privato. In ogni caso, i messaggi nei gruppi generalmente accessibili sono pubblici. Anche i post in gruppi chiusi ma con un numero elevato di membri sono da considerarsi «pubblici».

Anche se il gruppo di persone autorizzate è ridotto, il medico deve comunque prestare attenzione. In particolare, deve assicurare la sicurezza dei dati e garantire che persone non autorizzate non possano accedere alla cartella clinica.

Il segreto medico deve essere mantenuto anche sui social media

La diffusione di una cartella clinica identificativa sui social media senza il consenso del paziente è punibile per legge. Il medico viola il segreto professionale con la pubblicazione non autorizzata. Si tratta di un reato punito su querela, punito con una pena detentiva fino a tre anni o una multa.

Chiunque non sia soggetto al segreto medico e tuttavia divulghi dati particolarmente sensibili in un contesto professionale senza autorizzazione viola il proprio dovere professionale di discrezione. In questo caso, può essere comminata una multa, anche questa solo su querela.

Aggiornato il 14 settembre 2023